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giovedì 4 ottobre 2012

Tutto cambia, niente cambia

Tutto cambia, niente cambia, suvvia qualcosa cambia. Stamattina per esempio, nella nostra solita passeggiata mattutina al parco, non solo sapevamo già come era andata, ma eravamo pieni di dettagli, di commenti, di precedenti, di previsioni, di video integrali, di sintesi, di foto, di battute. Come quella di Michael Moore che dice "ecco quello che succede quando si sceglie John Kerry come allenatore per il dibattito". Ora non sappiamo quanto tutto ciò determinerà il corso delle cose, di sicuro nuvole piene di link, cinquettii multimediali senza fuso orario, direttori mattinieri e ragazzi brillanti hanno circondato la nostra passeggiata. E a momenti mi scappavano via i cani.

martedì 7 febbraio 2012

Di monotonia, mammoni e modello Danimarca



Se la sequenza di battute sui ragazzi italiani e il posto fisso inanellate dai ministri in queste settimane servirà a qualcosa non lo so, quello che so é che troppo spesso nelle discussioni, anche serie, molti citano l'esempio del "modello Danimarca" diciamo a vanvera. Mi é toccato in sorte di andare tre giorni a Copenaghen per il tg a cercare di capire come funziona e quello che ho capito é che trattasi di modello bello e impossibile da tradurre in Italia, almeno di quella contemporanea. Per una serie infinita di ragioni alcune delle quali, in ordine sparso, proverò ad elencare:
1. In Danimarca un ragazzo che studia riceve un sussidio.
2. Quando si laurea va dal suo sindacato e fa domanda per avere un sussidio.
3. Fa la domanda in uffici puliti, colorati e ben illuminati.
4. Un tutor lo segue nella sua ricerca di lavoro.
5. Se non trova lavoro frequenta corsi di formazione.
6. Se trova un lavoro sa che può perderlo dalla sera alla mattina, ma in quel caso torna al sussidio.
7. Il sussidio dura due anni e si aggira attorno alle novemila corone, 1300 euro
8. Per non perdere il sussidio deve accumulare in tre anni l'equivalente di un anno di ore lavorate.
9. E ogni ora lavorata automaticamente si somma alle altre in termini di contributi di pensione.
10. Se alla fine perde il sussidio perché non é stato capace di trovarsi un lavoro, allora diventa "sfigato".
11. Se diventa "sfigato" va al Comune e chiede il sussidio per i poveri, 500 euro al mese.
12. Anche al Comune ci sono dei tutor che comunque provano a farlo rientrare nel giro di prima classe.
13. Se nel frattempo ha un figlio ci sono sussidi anche per lui.
14. Se volete sapere quanto costa tutto questo, costa che tutti quelli che lavorano pagano tasse dal 35% al 65%.
15. Anche sul sussidio che riceve un giovane disoccupato deve pagarci le tasse, tanto per abituarsi da subito all'idea.
Ora ci sarebbero tante altre cose, comprese le ristrettezze della crisi che stanno facendo scricchiolare l'intero sistema di welfare danese, ma su, siate sinceri, in Italia, un sistema così, da dove cominci?

lunedì 23 gennaio 2012

Interesse generale, chi era costui?



Difficile spiegare nei tg e nei giornali i vantaggi che potrebbero derivare dalle liberalizzazioni, molto più semplice dare voce a tutti quelli che le temono, a prescindere. Fin qui tutto chiaro. Compreso il fatto che già usare il termine astratto "liberalizzazioni" a fronte di parole concrete come tassisti, farmacisti, edicolanti crea un evidente squilibrio di comunicazione (questo lo direbbe qualunque manuale per giornalisti, ammesso che servano). Ma questa volta ci troviamo di fronte ad un problema decisamente più grande: quello di comunicare un contenuto "inedito", cioè mai culturalmente veicolato nella società italiana, dalla famiglia alla scuola e dai media meno che mai. Trattasi di identificare prima e spiegare poi che cosa sia questo incognito concetto che taluni professori, e già qui scatta una prima diffidenza, definiscono come "interesse generale". Si perchè prima ancora di entrare nel merito dei provvedimenti varati da questo strano governo, il muro che li rende quasi impermeabili ad ogni comprensione è la mancanza di abitudine dei media a costruire informazione a partire dal punto di vista del bene comune. In altre parole giornali e tv sanno perfettamente dare voce a chi difende un interesse particolare e concreto "senza la mia licenza muoio di fame" ma difficilmente si impegnano a immaginare e spiegare il possibile scenario di cambiamento che potrebbe migliorare la vita di tutta la comunità. Continuando nell'esempio dei tassisti, é facile raccogliere la tesi che "non servono più taxi perché non c'è domanda, vedete siamo fermi per ore", più difficile spiegare che se scendessero le tariffe, se fosse più facile trovarne uno rapidamente, forse molti che oggi prendono la loro macchina per muoversi potrebbero optare anche per il taxi. Ci sarebbe lavoro per più tassisti, meno inquinamento, città più vivibili. Già ma tutto questo é difficile raccontarlo con una dichiarazione più o meno urlata al microfono. Per cui continuiamo ad informare dicendo: attenzione, arrivano le incomprensibili liberalizzazioni ma, a quanto pare, nessuno le vuole.